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Nel mese di aprile 2014, un sorprendente studio ha collegato questo pezzo con il Calice dell'Ultima Cena, aumentato l'interesse dei visitatori e portato all’adeguamento degli spazi per rendere possibile la contemplazione del pezzo originale da parte dei visitatori. 

 

L'opera è composta da due pezzi di agata di epoca romana, i quali compongono la ciotola e la base. Intorno all'anno 1063 Doña Urraca incorporò a questi pezzi una ricca decorazione in oro, filigrana e pietre preziose i quali hanno conferito la forma del Calice che ora contempliamo. Doña Urraca, figlia di Ferdinando I e Sancha, fu padrona della Signoria di León e, in seguito, Signora di Zamora. 

 

L’interesse mediatico risvegliatosi su questa opera ha come motivo la pubblicazione dello studio condotto dai dottori Margarita Torres Sevilla e José Miguel Ortega del Río “The Kings of the Grail: Tracing the Historic Journey of the Holy Grail from Jerusalem to Spain” Michael O'Mara Books Ltd (2 April 2015). 

 

Da tale ricerca storica emerge che la ciotola romana che fu decorata per formare questo calice, fu venerata dal IV secolo d.C. nel Cristianesimo come la coppa che Gesù Cristo utilizzò nella sua Ultima Cena. 

 

La sua ricchezza artistica è innegabile e la sua decorazione è realizzata in oro, argento dorato, pietre preziose come ametiste e smeraldi, perle e un volto umano realizzato in pasta di vetro che è stato considerato un cameo romano. Nel nodo è possibile ammirare smalti verdi, cabochons di perle, zaffiri e smeraldi. Il tutto è incastonato in una filigrana d'oro a forma di lumache sormontata da foglie e steli.

 

Nella parte inferiore del cespo o nodo, è presente una scritta, realizzata con un sottile cordiglio d’oro con pizzo oro, che afferma: “IN NOMINE D(OMI)NI VRRACCA FREDINA(N)DI” Nel nome del Signore, Urraca di Ferdinando.

 

SALA DEL CALICE

Museo de San Isidoro
Sala del Tesoro
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